giovedì 21 marzo 2013

Giornata Mondiale della Poesia?

Premessa: ogni iniziativa culturale ben organizzata e davvero sentita può aiutarci a vivere meglio. Nell'oceano di spazzatura che ci circonda, una zatterina malconcia ma orgogliosamente sopravissuta al peggio della nostra epoca può ancora insegnarci a cercare nell'immenso le belle cose. Possiamo ancora imparare che la nostra vita può essere fatta di qualcosa in grado di emozionarci gratis.

Nel 1999 l'UNESCO ha proposto una di queste iniziative-salvataggio, così come protegge i luoghi più belli del pianeta: da allora la data del 21 marzo è stata dichiarata Giornata Mondiale della Poesia, con la motivazione che il professor Giovanni Puglisi ricorda anche quest'anno:

La data, che segna anche il primo giorno di primavera, riconosce all’espressione poetica un ruolo privilegiato nella promozione del dialogo e della comprensione interculturali, della diversità linguistica e culturale, della comunicazione e della pace.
L’UNESCO negli anni ha voluto dedicare la giornata all’incontro tra le diverse forme della creatività, affrontando le sfide che la comunicazione e la cultura attraversano in questi anni. Tra le diverse forme di espressione, infatti, ogni società umana guarda all’antichissimo statuto dell’arte poetica come ad un luogo fondante della memoria, base di tutte le altre forme della creatività letteraria ed artistica. (
Prof. Giovanni Puglisi, Presidente della Commissione Nazionale Italiana per l’UNESCO - http://www.unesco.it/cni/index.php/gm-della-poesia)

Seguono, naturalmente, iniziative culturali e tam tam tra gli estimatori. Se date un occhio a Twitter oggi sono molti gli utenti che fanno rimbalzare i versi preferiti provenienti da autori ed epoche diverse.

Inchinandomi all'iniziativa provo però un certo brivido di fronte al tifo un po' calcistico per i versi dei sommi poeti. Non perché ritengo che la poesia non debba vivere per le strade, non debba volgarizzarsi, ma perché ho già visto la volgarità prosperare intorno alla bellezza e la cosa mi spaventa un po'.

Mi chiedo: celebrare una Giornata Mondiale della Poesia non è, per certi versi, come festeggiare San Valentino? Non è una presa in giro dell'amore?

Mostrando il massimo rispetto per gli ideali di pace e fraternità tra i popoli espressi dal professor Puglisi, non potremmo ricordarci della Poesia (o anche solo di una poesia) 365 giorni all'anno?   

lunedì 11 marzo 2013

Il nome di questo blog

A qualche post dall'inizio vorrei ora raccontare l'origine del nome di questo blog. Si tratta di una piccola avventura personale che qualche anno fa ha incrociato una fettina di storia editoriale d'Italia. Ricordo quel periodo con nostalgia e compiaciuta soddisfazione, avevo 26 anni.

Nel 1995, da lettore affezionato dei Millelire di Stampa Alternativa, pensai di inviare a Marcello Baraghini una raccoltra di scritte tratte dai muri di Milano. Erano anni in cui le tag e i graffiti ancora non occupavano la stragrande maggioranza dei muri della città. All'interno di quel progetto editoriale di pubblicazione di libretti super-economici (con l'intento dichiarato di catturare nuovi lettori) uno dei filoni percorsi dai Millelire poteva ben ospitare la mia idea. Al di là del divertissement la mia intenzione era quella di salvare per sempre quei tanti pensieri dal basso che presto sarebbero stati ricoperti dall'Amsa, l'Azienda Milanese di Salute Ambientale (incaricata soprattutto della gestione dei  rifiuti). Il progetto piacque a Baraghini e il libretto che ne uscì fu intitolato "Oscar torna in sacrestia", da una scritta raccolta in circonvallazione dedicata all'allora Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro (scelta come titolo in verità per un suo certo apparente gusto nonsense...).

Di lì a poco avrei proposto allo stesso editore una raccolta di dichiarazioni di protagonisti del rock alternativo più o meno celebri che però, per mia scelta, non vide più la luce. Un libretto simile uscì poco dopo per gli stessi Millelire. In verità il mio interesse era maggiormente rivolto alla scrittura creativa e da allora mi imposi, escluse eccezioni, di lavorare ai miei progetti solo in quell'ambito (poesie e tentativi di romanzo, soprattutto).

Due anni più tardi, nel 1997, venni a sapere di un piccolo concorso letterario organizzato da Stampa Alternativa in occasione dell'apertura di un Ikea a Casalecchio di Reno (BO). Il tema proposto era un racconto che avesse come scenario la città di Bologna. A parte vederci per un saluto veloce al Salone del Libro di Torino, con Marcello Baraghini non ci eravamo più sentiti.

Decisi di partecipare perché a Bologna avevo un caro amico che in quegli anni frequentava il DAMS e che spesso mi ospitava da lui (cfr. la recensione di "Foughts" dei Me After You di qualche post fa e la loro intervista di prossima pubblicazione su queste pagine). Lo feci senza preventivamente avvisare Marcello o qualcun altro dello staff di S.A. perché non mi sembrava corretto. Feci una corsa contro il tempo e lavorando carverianamente a quel racconto sempre troppo lungo lo consegnai all'Ikea di Corsico (MI) alle 19:25 dell'ultimo giorno utile. La rete allora era giovane, io a casa non avevo un P.C. e scrivevo tutto rigorosamente a macchina.

Non coltivavo alcuna speranza di finire nei primi tre posti che sarebbero stati premiati con buoni spesa Ikea; per me - sempre eccessivamente severo nella correzione delle mie bozze - fu già un gran traguardo aver terminato e consegnato quel racconto.

Contrariamente alle mie aspettative qualche giorno dopo ricevetti la telefonata di un gentile signore: il mio racconto aveva vinto il concorso e io ero il fortunato possessore di un buono Ikea da un milione di lire (proprio come il signor Bonaventura!).

Fui invitato a Casalecchio alla piccola cerimonia di premiazione alla quale partecipò anche uno dei giurati che probabilmente aveva scelto il mio racconto, il bravo Matteo Bianchi. Con Marcello ci abbracciammo: aveva creduto ad un'omonimia e vedermi fu per lui una gran soddisfazione. Corressi a mano le bozze sui tavolini del ristorante svedese dove avevo appena consumato il pranzo che mi era stato offerto (e visto il casino delle mie ultime insistenti correzioni, in fase di battitura loro commisero due refusi piuttosto evidenti).

Il libricino uscì di lì a poco, a mo' di istant book, siglato come Millelire Stampa Alternativa ma fuori catalogo, o meglio fuori dalla distribuzione nazionale.

Stavolta venne mantenuto il titolo da me proposto e il titolo da me proposto era il nome di questo blog: un buon posto per riprovarci.