domenica 14 aprile 2013

Salire sugli alberi e Calvino

Un mese fa circa osservavo alcuni giardinieri nell'atto di potare gli alberi di un giardino pubblico. La prima cosa che ho pensato è stata che una trentina d'anni fa, anche qualcosa di più, gli alberi li potavano in modo diverso o così mi pareva. Lo deducevo dal fatto che quando ero bambino avevo la passione di arrampicarmi su ogni tipo d'albero ed ero facilitato dal fatto che venivano lasciati integri i rami più bassi.

...

Una volta sedutomi sui rami più alti amavo restare lì in totale serenità ad osservare il giardino sottostante e gli amici meno temerari di me. Poi un giorno, all'improvviso, ho conosciuto Calvino e il suo Barone Rampante: ho smesso di salire sugli alberi e ho cominciato a leggere libri.  

mercoledì 10 aprile 2013

I libri e l'illusione di infinito

Dopo molti anni di passioni letterarie ancora mi chiedo cosa, esattamente, riesca a rendermi così felice nell'atto di acquistare, di possedere e, infine, di leggere un libro. A questa domanda posso darmi tante risposte ma una, in particolare, mi è parsa chiara solo negli ultimi anni: i libri mi danno un'illusione di infinito. Me la danno quando conosco un nuovo autore, pensando a quanti suoi libri devo ancora leggere; me la danno pensando a quanti libri ancora non ho letto e a quanti bravi autori, che ancora non conosco, potrò dedicare le mie attenzioni; e me la danno pensando agli esordi dei quali potrò ancora essere testimone. La nostra deperibilità umana è, oggettivamente, un antipatico impedimento ad una reale speranza di passione letteraria eterna. C'è chi dichiara sobriamente che non vorrebbe vivere più di cent'anni; io dichiaro, altrettanto sobriamente, che potrei viverne almeno un due, trecento all'ombra di un alberello in fiore, nel venticello di primavera, con tra le mani un libro... O meglio: un buon libro. Ripasso di Lapalisse: un brutto romanzo scoraggia, un buon romanzo entusiasma. Una storia narrata male lascia la bocca secca, una grande storia ci ridà vita. E in quell'idea di vita che le buone storie incoraggiano c'è una certa idea di infinito nella quale amiamo credere. Personalmente mi piace farmi prendere in giro al riguardo e mettere da parte la consapevolezza che non potrò leggere né scrivere quanto vorrei. Che non mi basterebbero due vite. Ma anche, dovendo comunque accontentarmi, che tutto sarà così bello che andrà preso come viene.    

giovedì 4 aprile 2013

Brevità: un ultimo... breve appunto.

Se ci pensate bene haiku e Twitter, oltre alla brevità che li contraddistingue, hanno qualcos'altro in comune: si tratta di sistemi minimi (in senso linguistico) che trattano di massimi sistemi! In poche parole (tanto per restare in argomento) rappresentano piccole macchine a consumo ridotto ed alte prestazioni. In pratica con poco ci dicono molto. O almeno, nel caso di Twitter, ci provano. Quando le diciassette sillabe di un haiku e i centosessanta caratteri di Twitter svolgono egregiamente la propria missione narrativa, se siamo bravi lettori,  impariamo qualcosa di nuovo sulla nostra vita.  

giovedì 21 marzo 2013

Giornata Mondiale della Poesia?

Premessa: ogni iniziativa culturale ben organizzata e davvero sentita può aiutarci a vivere meglio. Nell'oceano di spazzatura che ci circonda, una zatterina malconcia ma orgogliosamente sopravissuta al peggio della nostra epoca può ancora insegnarci a cercare nell'immenso le belle cose. Possiamo ancora imparare che la nostra vita può essere fatta di qualcosa in grado di emozionarci gratis.

Nel 1999 l'UNESCO ha proposto una di queste iniziative-salvataggio, così come protegge i luoghi più belli del pianeta: da allora la data del 21 marzo è stata dichiarata Giornata Mondiale della Poesia, con la motivazione che il professor Giovanni Puglisi ricorda anche quest'anno:

La data, che segna anche il primo giorno di primavera, riconosce all’espressione poetica un ruolo privilegiato nella promozione del dialogo e della comprensione interculturali, della diversità linguistica e culturale, della comunicazione e della pace.
L’UNESCO negli anni ha voluto dedicare la giornata all’incontro tra le diverse forme della creatività, affrontando le sfide che la comunicazione e la cultura attraversano in questi anni. Tra le diverse forme di espressione, infatti, ogni società umana guarda all’antichissimo statuto dell’arte poetica come ad un luogo fondante della memoria, base di tutte le altre forme della creatività letteraria ed artistica. (
Prof. Giovanni Puglisi, Presidente della Commissione Nazionale Italiana per l’UNESCO - http://www.unesco.it/cni/index.php/gm-della-poesia)

Seguono, naturalmente, iniziative culturali e tam tam tra gli estimatori. Se date un occhio a Twitter oggi sono molti gli utenti che fanno rimbalzare i versi preferiti provenienti da autori ed epoche diverse.

Inchinandomi all'iniziativa provo però un certo brivido di fronte al tifo un po' calcistico per i versi dei sommi poeti. Non perché ritengo che la poesia non debba vivere per le strade, non debba volgarizzarsi, ma perché ho già visto la volgarità prosperare intorno alla bellezza e la cosa mi spaventa un po'.

Mi chiedo: celebrare una Giornata Mondiale della Poesia non è, per certi versi, come festeggiare San Valentino? Non è una presa in giro dell'amore?

Mostrando il massimo rispetto per gli ideali di pace e fraternità tra i popoli espressi dal professor Puglisi, non potremmo ricordarci della Poesia (o anche solo di una poesia) 365 giorni all'anno?   

lunedì 11 marzo 2013

Il nome di questo blog

A qualche post dall'inizio vorrei ora raccontare l'origine del nome di questo blog. Si tratta di una piccola avventura personale che qualche anno fa ha incrociato una fettina di storia editoriale d'Italia. Ricordo quel periodo con nostalgia e compiaciuta soddisfazione, avevo 26 anni.

Nel 1995, da lettore affezionato dei Millelire di Stampa Alternativa, pensai di inviare a Marcello Baraghini una raccoltra di scritte tratte dai muri di Milano. Erano anni in cui le tag e i graffiti ancora non occupavano la stragrande maggioranza dei muri della città. All'interno di quel progetto editoriale di pubblicazione di libretti super-economici (con l'intento dichiarato di catturare nuovi lettori) uno dei filoni percorsi dai Millelire poteva ben ospitare la mia idea. Al di là del divertissement la mia intenzione era quella di salvare per sempre quei tanti pensieri dal basso che presto sarebbero stati ricoperti dall'Amsa, l'Azienda Milanese di Salute Ambientale (incaricata soprattutto della gestione dei  rifiuti). Il progetto piacque a Baraghini e il libretto che ne uscì fu intitolato "Oscar torna in sacrestia", da una scritta raccolta in circonvallazione dedicata all'allora Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro (scelta come titolo in verità per un suo certo apparente gusto nonsense...).

Di lì a poco avrei proposto allo stesso editore una raccolta di dichiarazioni di protagonisti del rock alternativo più o meno celebri che però, per mia scelta, non vide più la luce. Un libretto simile uscì poco dopo per gli stessi Millelire. In verità il mio interesse era maggiormente rivolto alla scrittura creativa e da allora mi imposi, escluse eccezioni, di lavorare ai miei progetti solo in quell'ambito (poesie e tentativi di romanzo, soprattutto).

Due anni più tardi, nel 1997, venni a sapere di un piccolo concorso letterario organizzato da Stampa Alternativa in occasione dell'apertura di un Ikea a Casalecchio di Reno (BO). Il tema proposto era un racconto che avesse come scenario la città di Bologna. A parte vederci per un saluto veloce al Salone del Libro di Torino, con Marcello Baraghini non ci eravamo più sentiti.

Decisi di partecipare perché a Bologna avevo un caro amico che in quegli anni frequentava il DAMS e che spesso mi ospitava da lui (cfr. la recensione di "Foughts" dei Me After You di qualche post fa e la loro intervista di prossima pubblicazione su queste pagine). Lo feci senza preventivamente avvisare Marcello o qualcun altro dello staff di S.A. perché non mi sembrava corretto. Feci una corsa contro il tempo e lavorando carverianamente a quel racconto sempre troppo lungo lo consegnai all'Ikea di Corsico (MI) alle 19:25 dell'ultimo giorno utile. La rete allora era giovane, io a casa non avevo un P.C. e scrivevo tutto rigorosamente a macchina.

Non coltivavo alcuna speranza di finire nei primi tre posti che sarebbero stati premiati con buoni spesa Ikea; per me - sempre eccessivamente severo nella correzione delle mie bozze - fu già un gran traguardo aver terminato e consegnato quel racconto.

Contrariamente alle mie aspettative qualche giorno dopo ricevetti la telefonata di un gentile signore: il mio racconto aveva vinto il concorso e io ero il fortunato possessore di un buono Ikea da un milione di lire (proprio come il signor Bonaventura!).

Fui invitato a Casalecchio alla piccola cerimonia di premiazione alla quale partecipò anche uno dei giurati che probabilmente aveva scelto il mio racconto, il bravo Matteo Bianchi. Con Marcello ci abbracciammo: aveva creduto ad un'omonimia e vedermi fu per lui una gran soddisfazione. Corressi a mano le bozze sui tavolini del ristorante svedese dove avevo appena consumato il pranzo che mi era stato offerto (e visto il casino delle mie ultime insistenti correzioni, in fase di battitura loro commisero due refusi piuttosto evidenti).

Il libricino uscì di lì a poco, a mo' di istant book, siglato come Millelire Stampa Alternativa ma fuori catalogo, o meglio fuori dalla distribuzione nazionale.

Stavolta venne mantenuto il titolo da me proposto e il titolo da me proposto era il nome di questo blog: un buon posto per riprovarci.    

martedì 26 febbraio 2013

Rileggere...

Qualche anno fa, in un bel "manuale per scrittori esordienti" (cito a memoria), Luca Canali consigliava ai giovani autori, carenti di buone letture, di non ammettere mai di non aver letto un grande classico e, nel caso lo si stesse leggendo, di dichiarare piuttosto che lo si stava rileggendo... Posto che Canali prendeva un po' in giro l'atmosfera di certi salotti letterari, leggere o rileggere, o anche leggere e rileggere, non è mai una cattiva abitudine. In questo momento, durante una pausa dalla vita di Steve Jobs (di Isaacson, tascabile), sto rileggendo... "The Road" di Corman McCarthy.

Una prima valutazione: non è un classico ma è un buon libro, vincitore del Pulitzer 2007, che merita un giro. 

Seconda valutazione: se, oltre che bravi rilettori si è anche padri, la storia di McCarthy regala qualche brivido in più.

Terza e ultima valutazione: se non si conosce ancora l'opera di McCarthy ogni porticina per entrarci è buona. "The Road" è un buon ingresso sul retro.

P.S. Opinione personale: quando da un buon libro è stato tratto un buon film e non si è letto il primo né visto il secondo, è meglio comunque cominciare dal primo e pensare solo poi al secondo.
Cfr.:  "The Road", diretto da John Hillcoat (sceneggiatura di Joe Penhall).

sabato 16 febbraio 2013

Cominciamo con una buona recensione: Me After You “Foughts”

Me  A f t e r  Y ou   Foughts” - Custom Made Music, aprile 2013
Track list:  1. Little Boy / Fat Man   2. Out of My Mind   3. Guilty in Love   4. Wipe the Blood  
                  5. Retrospecting 6. Il Primo Dio   7. Someone to Hate   8. Revolt!   9. MAMA   10. 3                             


                                                                                                                                                                                                                                                                          -   Voto:  **** / 5

L’erotismo sconsacrato di “Foughts”, album di debutto dei Me After You - duo italo-australiano di casa a Copenhagen, insieme dal 2010 dopo l’esperienza comune nei Last Nights Scars -  viaggia sotto pelle fin dall’overture di “Little Boy / Fat Man”, giusto prologo alle due anime del disco, introspettiva l’una e vibrante l’altra, sullo sfondo di una stanza d’albergo, nel riflesso opaco di un bicchiere di bourbon rovesciato, l’attimo prima di un’apocalisse privata.
La tensione sottesa, trattenuta a stento di certo post-rock subisce qui, attraverso le voci di Len e Fede, una metamorfosi parziale: è sofferta consapevolezza di quanto perduto per sempre e insieme – simultaneamente, nella stanza accanto – è l’orgogliosa pretesa  dell’irreversibilità dell’età adulta in quanto stasi creativa / terra di mezzo, forzatamente proiettata nel futuro.
Eppure nelle vene del suono che i Me After You auto-definiscono bluegaze scorrono i generi del passato che vide almeno due generazioni illuminate in una sola notte dal punk (ad eccezione di Strummer e compagni, oggi lo capiamo più di allora…) e ritrovatesi all’alba nelle stanze buie della new-wave. Così che mentre nell’incalzante  Out of my mind” Fede, da seconda voce, compone  e canta (cfr. Lee Ranaldo) svelando la propria passione per il tecno-pop impegnato degli anni ’80 (un attimo prima di Trent Reznor), “Retrospecting” di Len, retta sul precario equilibrio alcolico di un amore irrealizzato, pare piuttosto raccontare dell’angoscia che deve aver agitato le notti insonni di Ian Curtis.
Ciò che maggiormente colpisce di Foughts – non a caso sintesi acuta tra “pensieri” (Thoughs) e “combattuto” (Fought) – è la continua rincorsa verso il nulla e il ritorno ossessivo sui propri passi (pensieri combattuti o combattenti?), con la scelta voluta dell’andare perduti; è la sintesi perfetta tra il basso deviato di Len, che a tratti si finge chitarra, e i synth di Fede che si fingono basso, scossi entrambi dai legni della batteria, nella produzione scozzese di Andy Miller (Arab Strap, Mogway) che riesce nell’intento di dare al suono una profondità primitiva.  
Ciononostante “Wipe the Blood”, “Someone to Hate” e “MAMA” sono potenziali hit da indie club. Provare per credere: dopo qualche ascolto vi sorprenderete ad urlare: “Smoke up yr cygarettes / let’s live our lives / with no regrets!”. Oppure: “Rock, rock’s for the dumb / for the young / for the young and dumb!”.
Di contro “Guilty in love” suona come un lamento disperato, con la voce di Len che si allontana dal tono baritonale e diviene latrato straziante, colmata dal suono tirato del suo stesso basso.
A metà album “Il Primo Dio” è un omaggio sommesso e antico a quei Massimo Volume (Fede collaborò con Egle alla colonna sonora di Road Joke di Davide Rossi), e il luminoso omaggio a Carnevali di Mimì Clementi diviene qui, con un piglio à la Cave, rassegnata consapevolezza della perdita.

E se non ci fosse “Someone to hate” a fare da ponte si finirebbe dritti nella sconvolta “Revolt!” – più no-wave che new-wave -  sul fondo di una piscina vuota, bagnata appena da resti di gin e lacrime, in un cambio di stato verso un’ alba incerta e lontana.

MAMA” e “3” chiudono “Foughts” come è lecito aspettarsi, con le due differenti anime di un lavoro onesto, essenziale, che dal solco del post-punk si eleva al rango di piccolo classico. Se il rock così come lo conoscevamo ha ancora senso di esistere questo è uno dei modi possibili in cui può continuare a farlo. E non è casuale che la porta si chiuda svelando un numero: “3”, come la perfezione bramata, è una mano sul petto per cercare il respiro e scoprire che siamo ancora vivi, attraverso le immagini termiche dei nostri corpi, nello specchio oltre l’ombra del barman fantasma di Shining






venerdì 15 febbraio 2013

Un buon post...

La promessa è che mi impegnerò sempre affinché un nuovo post sia un buon post. Un buon post in un nuovo posto: questo. Un buon post in un buon posto!

P.S. Lavori in corso: perdonate i colori di titoli e testi. Ci ho dato giusto un occhio. Poi ce ne ho dato un altro. Il risultato non è il migliore possibile...   

sabato 9 febbraio 2013

Serie intenzioni

Questo blog ha la seria intenzione di promuovere la virtù della conoscenza e della curiosità culturale attraverso tutti i mezzi che riterrà necessari al raggiungimento di tale scopo. La curiosità culturale è il contrario del pettegolezzo.  

Ultimo non ultimo...

Stavo pensando alla giusta introduzione per dar vento alle vele di questo blog ed ecco che, rileggendo l'ultimo post del blog precedente, mi sono accorto di avere già un buon prologo in quell'epilogo. Quindi con un buon taglia e incolla ecco qua quanto basta, per ora:

L'oceano di questo blog è un deserto, così come era stato ampiamente previsto. Eppure la vita è là fuori da qualche parte e bisognerà pur andare a cercarla. Con il nuovo anno, tra i buoni propositi, mi sono promesso un blog nuovo di zecca che abbia almeno un po' più senso del blog di una libreria inesistente per lettori inesistenti. L'idea è quella di un luogo accogliente per lettori che necessitano di essere ben accolti. Una stanza con belle fotografie alle pareti e una voce narrante in sottofondo. Qualche ricetta per orizzonti più ampi e qualche suggestione. Esperienze di buone o cattive letture. Particolari visioni d'insieme... Il tutto provando a traslocare appena possibile. Per ora mi limito ad inviare un affettuoso saluto ai pochi tenaci naviganti.      

Buon giorno! Ben arrivati in questo blog! 

lunedì 7 gennaio 2013

Primo post ufficiale, diffidate delle imitazioni! Numero zero

Questo blog è la versione due.punto.zero del blog libreriacolibri.blogspot.com. Benvenuti!

[Segue un maldestro tentativo della doppia versione in inglese, per vedere di nascosto l'effetto che fa...]:

Hi! This is the 2.0 version of the dear old blog "libreriacolibri.blogspot.com". You're welcome!